VANN'ANTO'

 (Ragusa, 24 agosto 1891 – Messina, 25 maggio 1960)

Giovanni Antonio DI GIACOMO (pseud. Vann'Antò) nacque a Ragusa il 24 ag. 1891 da Salvatore e da Carmela Rizza, ultimo di sette figli maschi. La precoce, spiccata inclinazione agli studi gli evitò di finire nelle miniere d'asfalto, come il padre e i fratelli: dal ginnasio ragusano passò dunque al liceo di Siracusa, per poi iscriversi alla facoltà di lettere all'università di Catania, dove si laureò il 7 dic. 1914 - relatore Paolo Savj Lopez - con una tesi sul verso libero in Francia e in Italia.

Professore di Letteratura delle tradizioni popolari all'Università di Messina e autore di testi in siciliano, è stato con Ignazio Buttitta il massimo esponente della poesia siciliana del Novecento.

Nel 1915 fondò, assieme a Guglielmo Jannelli e Luciano Nicastro, il periodico messinese «La Balza futurista», che si rifaceva al movimento futurista di Marinetti. La rivista ebbe vita breve: ne usciranno infatti solo tre numeri.

È diventato un'autorità non solo per le sue opere originali, ma anche per le traduzioni di alcuni autori, soprattutto dei decadentisti francesi. A questo proposito, nel 1955, Vann'Antò e Pier Paolo Pasolini furono protagonisti di un'interessante confronto sulla natura della poesia dell'autore ragusano. Pasolini sosteneva che le sue composizioni fossero ispirate al decadentismo di Stéphane Mallarmé e Paul Éluard. Vann'Antò non era d'accordo e in sua difesa chiamò come esperto Leonardo Sciascia, che così commentò in una lettera privata:

 « Quel che c'è di astratto e sublime nella sua poesia, nasce da una penetrazione in certi strati dell'anima e della cultura popolare siciliana, dove l'astratto e il sublime naturalmente germina. »

Opere

Tra le sue raccolte di poesie si ricordano:

  • Il fante alto da terra (1923)
  • Voluntas tua (1926)
  • Madonna nera (1955)
  • Fichidindia (1956)
  • U vascidduzzu (1956)
  • 'A pici (1958).

Scrisse inoltre alcuni saggi sulla Letteratura delle tradizioni popolari, tra cui: Il dialetto del mio paese (1945), Indovinelli popolari siciliani (1954), Gioco e fantasia (1956). Infine, curò l'edizione de La Baronessa di Carini (1958, da una storia del Cinquecento).